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IL DIRITTO ALL’OBLIO

IL DIRITTO ALL’OBLIO

IL DIRITTO ALL’OBLIO

 

Immagina se il tuo passato tornasse a galla e tu non potessi fermarlo. Il diritto all'oblio ti protegge, ma il giornalismo e la giustizia hanno bisogno della verità. Privacy o verità? Chi dovrebbe vincere? Il tuo passato può essere cancellato?

 

Il diritto all’oblio non elimina le informazioni ma ne regola l'accessibilità pubblica. Il diritto all'oblio e l'aspetto investigativo rappresentano due dimensioni che spesso si trovano in tensione: da un lato c'è l'interesse della persona a vedere limitata la diffusione di informazioni ormai superate o sproporzionate, dall’altro l'aspetto investigativo che richiede l'accesso a dati e informazioni per garantire la ricerca della verità e l'esercizio della giustizia. L'aspetto investigativo coinvolge non solo le autorità giudiziarie ma anche i giornalisti, studiosi e ricercatori che si occupano di analisi del passato per comprendere il presente. In questo contesto diritto all'oblio non elimina le informazioni ma ne regola l'accessibilità pubblica. I dati che restano disponibili per finalità investigative possono essere soggetti a restrizione di diffusione ma non necessariamente alla loro eliminazione completa. Le autorità giudiziarie hanno accesso a informazioni archiviate per scopi di indagine indipendentemente dal fatto che tali informazioni siano state rimosse dagli indici o rese non pubbliche. In campo giornalistico o storico, l'interesse pubblico prevalentemente può giustificare la conservazione e l'accesso a determinati contenuti a patto che vengano rispettate le norme sulle posizioni della privacy. Approfondiamo ora il bilanciamento tra privacy e interesse investigativo. Il cuore del dibattito risiede nel bilanciamento tra la tutela della privacy e la necessità di preservare l'accesso a informazioni rilevanti per la giustizia e l’interesse pubblico. Per la giustizia le informazioni precedenti possono essere cruciali per risolvere i casi aperti, comprendere contesti o determinare la recidiva di un comportamento. Invece per l'interesse pubblico certi dati possono risultare essenziali per garantire la trasparenza e l'integrità specialmente quando riguardano figure pubbliche o casi di rilevanza sociale. Troviamo anche la ricerca storica anche in un contesto investigativo non strettamente legato alla giustizia penale. Lo studio del passato richiede una memoria preservata sebbene contestualizzata.

 

Se il diritto all’oblio non viene gestito con attenzione, rischiamo di compromettere tre aspetti fondamentali.

  1. La capacità di costruire connessioni storiche o personali essenziali per le indagini.
  2. La comprensione delle dinamiche sociali che hanno influenzato eventi passati.
  3. L’individuazione di schemi comportamentali utili nella prevenzione del crimine o nell’analisi dei rischi.

 

Ma attenzione, il diritto all'oblio non vuol dire cancellare tutto. Significa regolare l’accesso ai dati rimuovendo alcune informazioni da contesti pubblici come i motori di ricerca e rendendole disponibili solo a chi ha un interesse legittimo. Guardando al futuro dobbiamo chiederci “come possiamo garantire che la memoria digitale rimanga uno strumento al servizio della giustizia e della sicurezza?” Questa non è solo una questione tecnica o legale ma anche etica. “Quando è giusto preservare la memoria? E quando invece è meglio lasciare spazio al silenzio?”

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